I bambini sono tutti petalosi, e parlano asinese

Chi in questi giorni si meraviglia della parola petaloso “inventata” da un bambino nel ferrarese, parola che poi è stata riconosciuta dalla Accademia della Crusca, si stupisce di qualcosa che probabilmente non conosce.
La notizia che ha fatto il giro del web, dei notiziari radio-Tv e sulla carta stampata, ha avuto una risonanza enorme ed è stata commentata da molti utenti soprattutto sui social in modo sorridente, simpatico e curioso.
Non si è stupito invece chi lavora nelle attività con i bambini, tutti coloro che sono a contatto con l’universo bambino, sa che ogni giorno ogni momento in ogni incontro con loro le parole, la fantasia e la trasformazione delle stesse sono un qualcosa di ordinario e frequente.
I bambini hanno un percorso il-logico a nostro modo di vedere che supera i confini e le barriere del dettato, e scavalcano i fossi della conformità.
I bambini sono camminatori dell’immaginario, vanno a cercare la bellezza che in ogni cosa è essenza, sono esploratori del mondo che a volte noi adulti non sappiamo leggere.
I bambini hanno una carta topografica dove le curve di livello sono isoipse della leggerezza e i loro passi saltano regole e recinti dove a volte gli adulti stessi sono ricostruttori di palizzate definite.
I piccoli uomini sanno cucire nuvole e farne cuscini, sanno mettere ali per le loro braccia-aquiloni, sono capaci di innalzare totem colorati che legano le radici di terra al vento dei sogni.
I bambini camminatori che hanno la possibilità di sperimentare linguaggi naturali e liberi sono ancora più consoni a costruire castelli di bosco e far si che le avventure nella natura siano parole di brezza e sorrisi di nettare. Vanno errando alla ricerca del loro mondo curioso dove risposte immaginarie diventano vere, e viaggiano su quello strato leggero che sta sospeso tra la narrazione e la realtà.
I bambini che camminano e frequentano i viaggi della compagnia dei Bambini hanno inventato tante di quelle parole che l’Accademia della crusca… dovrebbe fare gli straordinari per studiarle e riconoscerle tutte.
Già nel mio libro la Borraccia delle parole (Edizioni dei cammini) una filastrocca prende spunto da una parola inventata da una bambina durante uno dei viaggi riservati a loro nel catalogo viaggi della Compagnia dei bambini. Durante il campo estivo itinerante in una salita di una calda giornata di luglio, tra sudore e stanchezza entrambe parole “pesanti” da dire e in un momento in cui il fiato va risparmiato, Giorgia 8 anni si avvicina e mi dice “Massimo, questa salita è proprio una sudezza!”
Oppure che dire di Martina 5 anni che si avvicina dopo una mia breve introduzione alla conoscenza dell’asino, breve “lezione” in cui sono solito insegnare loro a leggere i movimenti delle orecchie dei nostri amici quattro zampe
“Massimo ho capito i loro movimenti! Adesso… io parlo asinese!”
Di esempi come questo potrei elencarne altri, i bambini sono un universo dell’improvvisazione e della teatralità genuina.
Siamo noi adulti che dobbiamo iniziare a entrare nel loro linguaggio, ma per farlo dobbiamo toglierci di dosso recinti e paletti che ci siamo costruiti e camminare leggeri nelle praterie dell’incoscienza, e farci accompagnare dai bambini in questo terreno dove loro sono maestri e guide.
I bambini sono tutti “petalosi”, ed “esplorosi”
E voi tutti se lo riterrete opportuno e ci credete siete tutti “compagnosi-camminosi”.

Massimo Montanari

7 marzo 2016