Al mio gruppo di Creta

Tanto ardua è stata la partenza tanto lo sta diventando il rientro da
questo viaggio dell’anima e del cuore vissuto a Creta, terra di spirali, di pace, di vorticosa armonia.
Il cutrumbolo scoperto nella via, sempre in movimento anche lui come
una spirale.
Il passo del lupo delicato ma deciso come un sigillo
L’odore del timo e delle tante piante accarezzate ed assaporate
Le nostre risate e silenzi
I nostri occhi che si scrutano, che si iniziano a sorridere
Il volo planare dei grifoni
L’abbraccio di alberi secolari
L’ombra dei platani orientali
I soffici fiori d’ebano
Le morbide foglie del dittamo
Samaria via dell’anima
Gli Stelio che ci hanno accudito
Le stelle che ci hanno illuminato
Gli acari con il loro solletico
Luca con il suo occhio d’ape

L’incantevole splendore e pace di Creta

Il conflitto del ritorno tanto desiderato al selvatico che scopri al rientro tra le mura di cemento che incatenano la tua vita. Il conflitto che ho sempre avuto nel prendere casa. L’unica frase che mi rimase stampata in testa di Chatwin anni fa era quella circa il fatto che la casa è quel nido dopo appoggiare il cappello di tanto in tanto". Poi rientro a casa ieri, svuoto lo zaino. Mi trovo tra le mani la tessera della boscaglia e ci leggo sopra " La vera casa dell’uomo non è una casa, ma la Strada, e la vita stessa è un viaggio da fare a piedi."Nel momento che l’ho letta l’ho riconosciuta e compresa. Se ti metti in movimento la comprendi, da fuori la puoi detestare o provare indifferenza o esaltarla. Ma se cammini ti riconosci in ciò.
Ci siamo separati tutti lentamente come quando sfili una trama di un tessuto. Da Atene chi a Roma chi a Milano. A Milano chi diretti in stazione chi altrove. Dalla stazione i vari binari delle diverse città. "Monti" e "Monti in gonnella" (ovvero io sopprannominata così dall’audace Luca) sullo stesso treno. Poi a Modena Paolo scende e mi ritrovo sola. Il mio singolo filo ora è sfilato dalla trama lentamente costruita e poi lentamente sciolta di questa esperienza incantevole.
Il primo sentore dell’atterraggio personale è stato subito dopo la partenza del treno da Modena, dove nel corridoio scoppia un battibecco isterico di un controllore donna verso un uomo per non avere il biglietto adeguato. Resisto forse un paio di minuti poi mi alzo e vado in corridoio. Ci sono appunto il controllore e quest’uomo, presumo
africano, che non aveva il supplemento intercity. L’uomo parlava solo inglese e la donna aveva gli occhi del terrore. Mi sembrò subito che lei stesse urlando ai suoi fantasmi più che a quella persona che capiva poco. Mi sono rivolta all’uomo chiedendo se aveva bisogno di soldi.
Lui non arrivava ai 10 euro di multa, non voleva dare i documenti perchè forse era clandestino e la donna urlava che avrebbe chiamato la polizia. L’assurdo era che tutto si ripeteva in loop, "dammi i dieci euro, dammi i documenti, allora chiamo la polizia". Di continuo tutto per vari minuti. Al che la donna si scaglia contro me dicendomi "Cosa crede che io non sappia fare il mio lavoro?" Le rispondo che sinceramente in quel momento non era mia premura scatenarmi contro il suo operato ma semplicemente chiedere all’uomo se gli servisse una mano.
Lui mi dice che non capiva, si era sbagliato di treno e gli sembrava ingiusto dover pagare così tanto per fare la tratta Modena Bologna. Al che gli spiego che purtroppo è prassi per tutti questa pena e tu sei il capro espiatorio del momento su cui sfogare le proprie debolezze e paure. Dico all’uomo che io ho solo 5 euro ( l’esatta cifra che avevo in tasca al rientro dal cammino).Lui altri 5. Ci guardiamo negli occhi, oltretutto profondamente neri e belli, ed accetta. Ci auguriamo buona fortuna e cala il silenzio nel corridoio. Non riesco più a sedermi ormai sono a Bologna, con lo zaino aspetto in piedi davanti la porta.
Improvvisamente mi son sentita in empatia con tutti quelli considerati stranieri scomodi. Non mi era mai successo. Mi volto e vedo intorno a me persone di altri paesi, dai tratti africani e medio-orientali. E mi son sentita compartecipe con loro perchè anch’io mi sentivo straniera come loro. Con alcune persone ci siamo scambiati piccoli cenni di occhiate di serena complicità. Poi mi pervade un senso di tristezza, guardo Bologna dai finestrini e scendendo dal treno mi sembrava che la gente avesse gli occhi vuoti, amareggiati. Ma perchè dobbiamo vivere così, mi son chiesta. Tutto mi sembrava superfluo e privo di colore.
Avverto lo sguardo degli altri su di me, non pesante anzi stupito. Mi sentivo diversa e noto come se la gente si chiedesse cosa avessi di diverso io da loro. Mi siedo su una panchine in attesa dell’altro treno per Imola e avverto una strana sensazione. Mi si è mossa la terra sotto i piedi, ho percepito come un’allucinazione che però non era
tale. Come quando cade un meteorite vicino alla terra di notte e consumandosi nell’atmosfera per un attimo si fa giorno. Così per un attimo ho percepito la rotazione della Terra che si muove sotto i piedi ed io mi sentivo in equilibrio con lei. Mi muovo con lei. Poi tutto torna. E’ stato registrato e metabolizzato, qualcosa d’importante. La
vita è movimento ed io sono cresciuta. E’ cambiato qualcosa, finalmente un buon cambiamento. Ecco cosa avevo di diverso, il cammino nei piedi. Creta l’immagine della sua impronta nell’acqua che lascia quando la guardi dal finestrino dell’aereo mentre ti allontani. Un impronta di un animale preistorico enorme con le tante gole come fessure di tutte le sue dita. Cammini che portano tutti verso il cuore.
Intere civiltà costruite per arginare la paura di esistere e morire. La coscienza. Chissà come sarà il mondo quando l’ultimo uomo avrà trovato la consapevolezza della suo essere selvatico originario. In armonia con la spirale della vita, dal mistero nasce la via da cui tutto prende vita, il movimento di tutti gli esseri vibranti. E si scopre che tutto
vibra. Chissà se gli antichi cretesi lo sapevano. Chissà forse un domani ritroveremo tutti la loro antica armonia.
Mi mancate compagni di cammino, ognuno un punto di riferimento del movimento che si è compiuto insieme ed al tempo stesso unico per ognuno di noi. Guida leggera, il suo passo discreto apre il cammino mostrandoci una possibile via. A noi colorarlo e tesserlo insieme dove non sai più chi guida. L’unico bagaglio necessario del nostro zaino, il nostro cuore.

Grazie Adriana,
Grazie Annamaria,
Grazie Stefania,
Grazie Maristella
Grazie Paolo
Grazie Dario
Grazie Viviana
Grazie Paolo
Grazie Ornella
Grazie Paolo
Grazie Vinicio
Grazie Fausto
Grazie Morena

Grazie Luca

Sarete sempre nel mio cuore,
Silvia

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Redazione CdC
11 janvier 2011