Riflessioni
Questa è la cosa che auguro a tutti noi.
Usciamo dalle case confortevoli in cui ci siamo chiusi,
sfiduciati sul poter cambiare l’esito delle nostre vite,
illudendoci che il partecipare fosse
il guardare schermi TV o il dialogare su idee virtuali.
Solo il contatto di sguardi e sensi rende una relazione reale.
Noi tutti sappiamo che il mondo non va bene.
L’ambiente, l’economia, le guerre, l’incomunicabilità fra le genti…
… tante questioni importanti, da cui ci sentiamo sopraffatti.
L’impotenza prevale, perché abbiamo smarrito
la capacità di sentirci in cammino insieme.
Stiamo perdendo l’empatia, quel soffrire con gli altri,
che ci rende consapevoli dell’appartenenza ad una specie,
con un comune destino.
Che va interpretato, elaborato, condiviso, pensando nuove progettualità.
L’amore è questo, contrastare delusione e sconforto,
ritrovare un senso comune, con la voglia di riprovarci,
a lottare.
È col sangue rituale che si scrive la storia.
Io voglio andare con la mia compagna per mano, sulle barricate.
Dopo tanti anni di passività e silenzio,
sento la necessità, intuisco la possibilità, che il vento cambi.
Che ci sia un’inversione di tendenza,
che si esca da quell’individualismo che ha generato solitudine e infelicità,
che ci riapriamo tutti, con forza e determinazione, ad uno spirito creativo.
Osando ridire la parola impegno.
Barricate, questo mi auguro.
Perché non è possibile evolvere senza battaglie, senza sacrificio.
Lo scontro è inevitabile con chi prospera sul suo egoismo,
condannando tutti quanti alla miseria dell’inutilità.
Barricate, servono a noi. È uno stato d’animo.
Ancor prima che per fronteggiare altri,
è nel momento di lotta che riacquistiamo fiducia in noi stessi,
che gettiamo ponti per sentirci uniti.
È l’unità di sentimenti che alla fine ci porterà alla vittoria.
Barricate, è l’anno buono.
Perché occorre essere disposti a morire,
a mettere in gioco tutto di noi,
in nome di un’esistenza degna.
Per ridare speranza, a noi e ai nostri figli.
Guido Ulula alla Luna