Essere nomadi dentro

A 20 anni tutti dovrebbero formarsi sui libri di Bruce Chatwin e sui film di Werner Herzog, a 20 anni tutti dovrebbero emozionarsi delle grandi potenzialità che l’uomo ha, per poter poi vivere un vita intensa. Come quella vissuta e raccontata dai due giganti di cui sopra. Werner Herzog, appena seppe che la sua amica e mentore Lotte Eisner era moribonda, nel 1974 partì a piedi da Berlino camminando 21 giorni per arrivare a Parigi, un pellegrinaggio per salvarle la vita. Il libro che racconta questo cammino, “Sentieri di ghiaccio”, è stato ispirazione per tanti di noi, lo fu anche per Bruce Chatwin, che ne teneva una copia nel suo zaino.
Chatwin scrisse tanti libri indimenticabili sul tema del nomadismo, del valore del camminare, e proprio questo fu il tema che li unì in amicizia. Chatwin diceva che Herzog era l’unica persona che potesse seguirlo in argomentazioni profonde, e apprezzò molto quando Herzog dichiarava “il mondo si rivela a coloro che lo attraversano a piedi”.
Chatwin morì a soli 49 anni, l’AIDS era una malattia giovane e poco conosciuta e non si poté salvarlo.

In questi giorni è uscito in Italia il film che Herzog dedica a Chatwin: Nomad. Nomade era Chatwin, nomade è Herzog, nomadismo è il tema delle loro vite.
In questo film Herzog segue le trame di Chatwin, fatte di personaggi eretici e folli, strani sognatori, grandi idee sulla natura dell’esistenza umana.

Nomad. In cammino con Bruce Chatwin. Il nuovo film del leggendario regista Werner Herzog.

Il film è diviso in capitoli. Si parte dalla storia delle pelle di brontosauro (in realtà bradipo gigante), custodita dalla nonna di Chatwin in una teca, quel piccolo pezzetto di pelle riportato da un cugino della nonna, il marinaio Charlie Milward, dalla Terra del Fuoco, è la scintilla infantile che fa partire Chatwin verso la Patagonia.
I paesaggi dell’anima di Chatwin portano Herzog a filmare il Galles e le colline nere (Black Mountains), il luogo in cui il nomade Chatwin sempre tornava.
Poi lo porta in Australia, dove Chatwin studiò le Vie dei Canti, un vero mistero per iniziati.
Il capitolo sull’alternativa nomade ci interessa da vicino. Qui le visioni di Chatwin e Herzog convergono: la scomparsa della vita nomade, a favore di una vita sedentaria, nelle città, regolata dalla tecnologia, porterà alla scomparsa della specie umana. L’umanità è fragile, amava ripetere Chatwin.
Il quale, ormai malato, volle assistere alle riprese del film Cobra Verde, che Herzog girava in Ghana. Film tratto dal romanzo di Chatwin Il vicerè di Ouidah. Per due settimane, sebbene molto debole, Chatwin si stupì di quello che vedeva. Poi il suo corpo si indebolì, e la sua fine era segnata. Herzog per alcuni giorni fu al suo capezzale. Chatwin gli regalò il suo famoso zaino di pelle, che divenne oggetto iconico anche per Herzog, che lo ha portato in questi anni con sé in tutte le sue avventure.

Herzog e Chatwin hanno attraversato il mondo a piedi, entrambi credevano nel potere del camminare. Il loro messaggio è forte, e spero che questo film venga visto da tanti di voi. Ripeto: dobbiamo far tornare Chatwin e Herzog autori conosciuti alle giovani generazioni, uscire dal guscio, mettersi in movimento, spinti dall’irrequietezza, dalla voglia di esplorare, sono valori troppo importanti. Rendiamo merito a questi grandi maestri. (LG)

“Nomad: in cammino con Bruce Chatwin”, regia di Werner Herzog, 2019, distribuzione Wanted

Il trailer del film.

Recensione di Luca Gianotti, scritta per il cammino /231

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Luca Gianotti
22 ottobre 2020

Il pensiero di Luigi Nacci

«Se amate Herzog, andate a vedere questo film. Herzog non tradisce mai, non abbassa mai l’asticella. Ha quasi 80 anni, è ancora un cercatore. È un generoso, uno dei padri dei generosi.
Se amate Chatwin, andate a vedere questo film. Vi torneranno tutti i suoi libri, come lampi. Stamani, ad esempio, ho riaperto a caso “Le Vie dei Canti” e mi è apparsa, sottolineata, questa sua citazione da Rimbaud: “Per molto tempo mi vantai di possedere tutti i paesi possibili”.
Se amate camminare, troverete due grandi artisti, pensatori, visionari che hanno fondato la loro amicizia sulla strada. Al capitolo dedicato allo zaino di Chatwin, che Herzog continua ad usare, vi commuoverete.
È un film struggente. La poesia cola da ogni immagine. Ci parla da un altro tempo.»