Il mais rosso di Rasora

C’è una piccola borgata incorniciata dai castagneti sul confine tra Emilia e Toscana che conserva un tesoro. Questo raccolto agglomerato di case è conosciuto come La Spinareccia, e il suo tesoro è il ritrovato mais rosso.

Mara Battilana
28 giugno 2023

Guidati dal filo di fumo che esce dal comignolo di una delle case in sasso, ci affacciamo in un giardino e lì intento nei suoi lavori incontriamo Pierluigi.
Pierluigi è l’anima de La Spinareccia!
Ci fa accomodare nella sua baita tutta costruita da lui. Ci racconta come l’ha costruita e nelle sue parole trasmette tutto l’amore che ha per questa borgata.

Sul soffitto sopra al caminetto, file di mais rosso sono le protagoniste della scena e davanti a un bicchiere di sidro fatto in casa ci viene raccontata la storia di questo mais conosciuto in zona almeno da prima del secondo conflitto mondiale, ma che, a causa del ridotto numero di spighe rispetto a quella della varietà gialla, fu pian piano abbandonato.
Era usato sia per alimentazione umana, assieme alla farina di castagne, sia per il bestiame.
Fortunatamente la varietà rossa è stata preservata da un abitante di Rasora, che è il centro abitato nei pressi di La Spinareccia, emigrato poi negli anni Sessanta nel Pistoiese, e da alcuni anni Pierluigi e le sue figlie ne hanno ripreso la coltivazione nella zona di origine.

Se vi trovate a passare di lì fermatevi e chiedete di assaggiare i favolosi biscotti di mais rosso e miele (sempre di loro produzione) fatti dalla Veruska. Rimarrete incantati sia dall’atmosfera che da questi sapori antichi.