Report sopralluogo villaggio Ikiss

Domenica scorsa ci siamo recati nel villaggio dell’Alto Atlante in crisi idrica. Raggiungerlo ha richiesto più tempo del previsto perché i mezzi pubblici di trasporto arrivano solo nel centro che fa comune, ovvero Isni. Tutti i villaggi dell’interno sono frazioni o località che fanno capo al Comune di Asni. Dopo i collegamenti sono con mezzi di fortuna sia per le merci che per i passeggeri. Alla fine ci ha prelevato un’auto privata e siamo finalmente arrivati a destinazione.

In loco abbiamo verificato che il toponimo corretto del villaggio che abbiamo sempre rappresentato in foto è Ikiss, individuabile peraltro con Google Maps, anche se la scritta compare in arabo (اٍكيس), a differenza di Tamegest, agglomerato di case adiacente quasi senza soluzione di continuità. Fortunatamente la comunità di Tamegest non ha problemi di approvvigionamento idrico, essendo fornita di un buon pozzo, ma non sufficiente a sopperire anche alle necessità di Ikiss. A differenza della visita che abbiamo effettuato a settembre - necessariamente limitata ai centri principali di Asni e Imlil, in quanto le strade dell’interno non erano ancora percorribili – questa volta abbiamo potuto renderci conto delle reali dimensioni della devastazione prodotta dal sisma. Un disastro evidenziato da case crollate, detriti e massi precipitati sulla carreggiata che sono stati rimossi ma causano ancora diversi restringimenti (foto qui sotto), frane sui fianchi delle montagne e, ovunque, unità abitative mobili (poche) e tende (molte) per ospitare le famiglie terremotate. Ovunque questa gente di montagna si è rimboccata le maniche e i villaggi sono altrettanti cantieri dove fervono i lavori di ricostruzione o di messa in sicurezza delle abitazioni, supportata economicamente, a quanto ci dicono, dal Governo Centrale.

A Ikiss siamo accolti nella casa di Omar Id Bihi, presidente della locale “Association Anfa de Développement et Environnement” (Associazione Anfa per lo sviluppo e l’ambiente).

Come vogliono le buone maniere, vengono per prima cosa i doveri dell’ospitalità, così ci si ritrova attorno ad una teiera per fare conoscenza con gli altri componenti del comitato ANFA-Ikiss:

Ibrahim, Abslam, Hassan, Ali e Omar. Uomini giovani e desiderosi di risollevare le sorti della loro comunità.
Porto un saluto anche alle donne di casa che, intimidite dalla nostra presenza, non gradiscono essere fotografate.

Dopo il canonico terzo bicchiere di tè condividiamo anche il pranzo. A me viene offerto un piatto con la forchetta, ma preferisco servirmi come loro dal piatto comune, anche se la mia tecnica non è impeccabile.

Tajine, pane caldo e frutta fresca. Sciukràn!

Omar ci fornisce alcune informazioni generali e poi, insieme ad Hassan, ci accompagna in un giro di ricognizione dell’intero villaggio che comprende 143 abitazioni per altrettante famiglie.

Di queste abitazioni, 50 sono rimaste completamente prive d’acqua, mentre le altre hanno un flusso ridotto.

Poi ci mostra come intendono realizzare il progetto di ripristino dell’approvvigionamento idrico, posizionando lungo il versante montano sopra strada una condotta di tubi, alternati a quattro vasche di raccolta.

Tutto il lato a valle dell’unica strada carrozzabile è occupato dalle tende.

Con un colpo d’occhio d’insieme, dall’alto, non si nota, ma percorrendo le viuzze interne, a fatica perché il suolo è franato e si scivola, le costruzioni lesionate o distrutte sono tante.

È crollata anche la sede della cooperativa femminile. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma i danni materiali sono ingenti.

Cogliamo l’occasione per un breve saluto anche alla piccola gite d’étape che sempre visitiamo per un tè nei nostri cammini nel Parco Nazionale del Toubkal. La padrona di casa ci accoglie con affetto e ci aspetta “InshAllah!” ad agosto.

Omar ci spiega il significato della parola berbera “Anfa” che si trova nella denominazione dell’associazione, mostrandoci come qui ogni villaggio abbia di fronte il versante di una montagna, un “anfa”. Forse la traduzione non è perfetta, ma Said ed io abbiamo capito che “Anfa-Ikiss” significhi il pendio della montagna di Ikiss.

Torniamo col cuore pieno della speranza e della gratitudine che abbiamo visto negli occhi di queste persone. Speranza che non vediamo l’ora di soddisfare e gratitudine che porgiamo a tutte e tutti coloro che hanno generosamente contribuito alla raccolta fondi.

Con Omar e amici l’appuntamento è a inizio febbraio per fare il punto sullo stato dell’arte.

Marina (e Said)

– Ecco i dettagli del progetto: Aiutiamo a riportare acqua al villaggio Ikkiss (Tamguist)