Sicilia per Capodanno

C’è un angolo di Sicilia dove le suggestioni di una natura ora aspra ora struggente si fondono con le suggestioni della presenza umana nei secoli, dalle grotte preistoriche ai templi e teatri greci, dalle tonnare alle cittadine conservate intatte da centinaia d’anni. Stiamo parlando dell’estremo angolo Ovest della Sicilia, quello che da Erice, passando per S.Vito Lo Capo, arriva al Golfo di Castellammare, in provincia di Trapani.

E’ un’area dove si può fare trekking in tutte le stagioni, compreso l’inverno: il clima è mite, il mare è sempre vicinissimo, spesso a dicembre le giornate sono primaverili.

Il mare: è il mare che caratterizza la cultura del trapanese. Sul mare, torri saracene sorvegliano ancora gli approdi e le magnifiche calette dai ciottoli bianchi e dall’acqua azzurra. Le antiche tonnare, ormai in disuso da decenni, allineano sulla costa file di barche e di ancore arrugginite e divorate dalla salsedine. Ora regna il silenzio, ma ancora ci si immagina la vita dei pescatori, le grida, il sangue dei tonni che fa rosso il mare.

Sulla costa più selvaggia della Sicilia si incontra anche l’incantevole Riserva naturale dello Zingaro, un tratto di costa da S.Vito a Scopello senza strade ma raggiungibile solo a piedi o dal mare. Una costa rocciosa interrotta da calette azzurre, e la macchia che sale fino ai quasi mille metri dei monti Scardina, Passo del Lupo e Speziale. La palma nana è il simbolo della Riserva, arrivano fino a sei metri di altezza ! Ma sono tante le specie vegetali presenti, la quercia da sughero, il terebinto, il frassino da manna, il mandorlo, e a primavera fioriscono le orchidee. Tra la fauna, scomparsa la foca monaca da vent’anni, importante la presenza dell’aquila di Bonelli e del falco pellegrino. Purtroppo la Riserva è oggetto di continui attentati criminali: tutti gli anni un incendio ne distrugge una parte di vegetazione. Sono i padrini della speculazione edilizia che vorrebbero far perdere valore naturalistico all’area per poter tirare fuori di nuovo i progetti, accantonati a suo tempo, della costruzione di una strada e del relativo sviluppo turistico (villaggi , alberghi, ecc.). Si cammina per ampi tratti in zone completamente incendiate, tanto che la Forestale ha dovuto chiudere l’area ai visitatori, ma la Natura resiste, le palme nane sono salve, e la vita rinasce. E’ una battaglia troppo importante per essere persa.

Un viaggio a piedi per conoscere quest’angolo estremo d’Italia non può non partire da Erice, cittadina di origini antichissime, racchiusa da mura elimo-puniche, straordinario belvedere sulla costa e sull’area del nostro viaggio. Le strade medievali del centro meritano una visita, lasciandosi perdere nel dedalo delle viuzze. Da Erice una discesa panoramica ci porta fino al mare, a Bonagia, dove incontriamo la prima tonnara, le barche nere di pece tirate in secca, le ancore arrugginite. Da qui fino al Monte Cofano si cammina sulla spiaggia sabbiosa; il Cofano, montagna di roccia a picco sul mare, alta 659 metri, è un altro tratto di natura affascinante e intatto. Un sentierino ne percorre la base, sotto pareti inaccessibili dove nidifica il falco pellegrino: qui ladri di nidi tedeschi facevano il pieno di piccoli rapaci per rivenderli negli Emirati Arabi. Ora, fortunatamente, il controllo della Forestale pare essere più attento.

Alla base del Cofano, in località Scurati vale la pena visitare la grotta “Mangiapane”, colossale cavità che ospitava un villaggio costruito addosso alle pareti interne, dove vivevano i pastori. Chi capitasse da quelle parti nei giorni di Natale non può perdere il Presepe Vivente di Custonaci: nella grotta di Scurati per una settimana tutti gli abitanti di Custonaci sono coinvolti in una ricostruzione storica della vita e dei lavori della gente del posto. C’è lo scarpolino, ci sono i pastori, c’è il mulo che gira in tondo per spremere le olive, ci sono le bambine che lavano con l’acqua gelata e le signore in casa a fare il pizzo, il maestro che racconta storie, le grida di un mercatino del pesce e della verdura. Sono ricostruite 64 situazioni di vita popolare quotidiana, e il luogo incantevole e suggestivo ci trascina davvero indietro nel tempo.

A Custonaci si può dormire in un’agrituristica tra gli ulivi.

Dopo il Cofano il nostro viaggio a piedi continua fino a S. Vito Lo Capo, dove si dorme e si mangia del pesce buonissimo (come dappertutto in questa zona, del resto). I giorni successivi sono dedicati alla Riserva dello Zingaro, a cui si accede dall’alto, per la Portella di S.Giovanni. Visitata la riserva si arriva a Scopello, altro luogo magico e suggestivo: la tonnara è la più bella della Sicilia, e il paesino è costruito intorno a un “baglio” fortificato assai ben conservato e reso suggestivo anche dalla presenza di alberi secolari. Qui si può dormire in albergo.

Da Scopello ci si allontana dal mare, alternando ampi tratti di macchia mediterranea a vigneti e colline. Il castello di Baida è l’ennesimo borgo fortificato che merita una sosta, così come il Baglio Fontana. Da qui la natura torna a prendere il sopravvento sui segni dell’uomo, e allora eccoci alle gole dell’Orghenere, vero e proprio canyon dominato da rimboschimenti di pino d’Aleppo.

L’ultima tappa del viaggio ci porta a Castellammare del Golfo passando per il Pizzo del Niviere (1042 metri). Ma la presenza di Segesta a poca distanza non può non far concludere qui il nostro viaggio: un tempio dorico tra i più straordinari della Sicilia, e, dopo un’ultima, faticosa salita, eccoci al teatro greco, dove è bello arrivare al tramonto e sedendosi sui gradini di pietra ammirare in religioso silenzio il fondale grandioso e unico che abbiamo di fronte. Altro non è se non il panorama dei luoghi del nostro viaggio, e ci pare impossibile esser stati parte di un quadro così bello, fatto dalla Natura e dall’uomo con equilibrio e armonia, e l’energia del luogo ci riempie e ci porta in alto.

Nanni Di Falco
6 January 2011