Il cammino della salute

Prima cura te stesso.
Questo imperativo del giuramento d’Ippocrate non vale solo per i medici e per tutti coloro che a vario titolo si occupano degli altri.
È un detto di grande saggezza a cui ognuno di noi dovrebbe fare riferimento.
Chi infatti non si fa carico personalmente, con piena responsabilità, del mantenimento della propria salute (ed oggi sappiamo, col sapere ecologico, anche dell’ambiente che ci contiene e nutre), non solo non sarà in grado di essere di alcuna utilità agli altri, ma diventerà un peso per l’intera società.
Proveniamo, e siamo ancora inseriti, in una cultura consumistica, del disimpegno collettivo a favore di un individualismo egoistico, che ci ha portato a pensare che tutto è fattibile, perdendo completamente la concezione dei limiti, l’idea della salvaguardia dei beni comuni, il rispetto stesso della sacralità della vita, la nostra e quella degli altri viventi del pianeta.
Non funziona, e la crisi che stiamo vivendo ha le sue radici vere in questa errata ed illusoria visione del mondo.

Il cammino della salute.

Il camminare non è solo uno dei dimostrati fattori che contribuisce a ben coltivare il nostro benessere psicofisico.
È molto molto di più.
È un fantastico metodo per rieducarci ad un corretto e rispettoso approccio al vivere bene.
Chi cammina sperimenta che il percorso abbisogna di tempi ed energie ben dosati.
È una critica radicale al tutto e subito, al pretendere che la meta sia lì a portata di mano, all’onnipotenza che la conquista di un obiettivo possa effettuarsi senza fatica, sacrificio, determinazione.
Al mito del veloce, superficiale e competitivo, il viandante contrappone e pratica il movimento lento, profondo, dolce.
A che scopo continuare a correre all’impazzata, riempiendoci di stress, di adrenalina, per poi inevitabilmente ammalarci?
In sempre di più ci accorgiamo dell’inutilità e dannosità di questa continua crescita di aspettative, finalizzate a non si sa bene cosa.
Ritorniamo ad una visione semplice ed essenziale dello scopo del nostro esistere.
Tutte le filosofie e le religioni, ed il buon senso comune, ci spiegano che al primo posto dobbiamo mettere la salute.
La consapevolezza poi che la nostra natura di mammiferi si basa su un nucleo empatico, ci deve far mettere al secondo posto una continua educazione al soddisfacimento dei bisogni affettivi.
E al terzo posto? Studi approfonditi su ciò che determina felicità e salute hanno messo in luce che il fattore chiave è la curiosità, cioè vive meglio chi mantiene la voglia di coltivare i suoi interessi e piaceri, al di là dei condizionamenti a cui siamo sottoposti.
Salute, affetti, curiosità.
Queste sono le tre priorità di chi ha un progetto, che io chiamo romantico, per cambiare totalmente l’ottica nell’affrontare i malesseri attuali.
Che vuol dire altrimenti non mettere più l’economia al primo posto?
Viviamo per il lavoro e il denaro sacrificando salute e felicità oppure usiamo lavoro e denaro per vivere sani e felici?
Pensiamoci.
Sapendo che il cammino porta buoni consigli.

Guido Ulula alla Luna

11 juillet 2013