Le isole delle donne di pietra

Scoprire l’isola di Gozo sulle orme della Grande Madre

È vicina. Ha un piacevole clima mediterraneo e un mare da favola. Con qualcosa in più: una vera sorpresa tutta al femminile. Già, perché qui leggende, templi e reperti archeologici raccontano l’importanza del culto della fertilità.

5 February 2019

… Che il primo dio fosse femmina lo sappiamo ormai tutti: nessuno può rappresentare la creazione della vita e la cura meglio di una donna e l’essere umano faceva parte dello spirito della Terra e viveva in civiltà pacifiche e matriarcali (tutta un’altra storia quando il colpo di stato da parte del dio maschile fece finire le donne in una posizione di inferiorità e sottomissione).

… Ma quello che troviamo sulle isole di Malta e di Gozo è qualcosa di speciale, nemmeno lontanamente paragonabile ai rinvenimenti del Mediterraneo e di tutta Europa.

Qui in un tempo antico i cigni erano grandi come mucche e gli elefanti piccoli come maiali. E poi c’era una gigantessa che raccoglieva le pietre più grandi per farne enormi templi sparsi sulle isole, così indistruttibili che parecchi sono ancora in piedi. Ce ne sono sette, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, tra cui il complesso neolitico di Ggantija a Gozo (3600-3000 a.C), costituito da due templi affiancati circondati da un massiccio muro, che visti dall’alto ricordano la figura sinuosa della Dea Madre con ventre prominente come ad accogliere i fedeli. È il più antico monumento autoportante del mondo, ben precedente le famose piramidi egiziane di Giza.
L’incredibile Ipogeo di Hal Saflieni a Malta (3300 e il 3000 a.C.), invece, è un tempio scavato nella roccia, ma anche una necropoli da cui vennero tirati fuori più di settemila scheletri. Venne scoperto per caso nel 1902 quando tentando di creare una cisterna, gli abitanti trovarono un labirinto di 33 stanze collegate da scalette scolpite e posto su tre livelli sotterranei. Il monumento è considerato l’unico santuario preistorico sotterraneo al mondo.

E c’è stato un tempo, più di tremila anni fa, in cui si diffusero nell’arcipelago delle statuette di pietra raffiguranti donne cicciotte e abbondanti (simili alle Veneri preistoriche europee), con fianchi tondi, a rappresentare la natura, il nutrimento e la vita: ce ne sono più di una trentina, ora esposte nei musei maltesi, spesso rinvenute senza testa ma con una piccola cavità tra le spalle (si pensa che le teste fossero intercambiabili e che potessero dire di si o di no in risposta alle preghiere), tra le quali la Sleeping Lady o Venere Dormiente di Malta – piccola piccola, rotonda e sognante – è un vero capolavoro.

E una volta poi, manco tanti anni fa, erano molte le donne sterili che dall’Europa e dall’America viaggiavano fino a Malta (quando ancora non si parlava di fecondazione artificiale) per scendere sottoterra e visitare l’enorme sfera di pietra del tempio sotterraneo di Hal Saflieni, sperando nel miracolo di un figlio.

E oggi, non c’è da stupirsi se di quest’arcipelago colpisce proprio la fertilità. Una terra brulla e rocciosa spersa in mezzo al Mediterraneo, bollente di canicola e arsa dal sale, che invece di essere arida e secca come uno scoglio, è piena di vita: sgorgano sorgenti e compaiono riserve d’acqua, oltre ad un terreno rosso e nutriente che la rende coltivabile. Camminando l’isola di Gozo durante la primavera è tutta orti, frutteti, fiori e campi di grano. Il mare e la terra, l’acqua e la vita.
Come si può, qui, non onorare la Grande Madre?

Elisa Leger