Camminare non serve a niente

Vai a cuore aperto fino all’uomo

Edmond Jabès, Poesie per i giorni di pioggia e di sole e altri scritti

Camminare non dà dipendenza. Camminare non è importante. Camminare non serve a niente. Pensaci bene: sei andato a piedi dalla porta di casa a quella dell’ufficio (per risparmiare tempo e benzina), dalla stazione dei treni all’hotel (per risparmiare i soldi del taxi), al matrimonio del tuo amico (per non stropicciare il vestito in macchina), al funerale del tuo amico (per lo stesso motivo), nel parco (per bruciare calorie). Sei andato a piedi migliaia di volte nella tua vita. C’era sempre una ragione per andare a piedi. Un risparmio, un guadagno, insomma, una convenienza.

Il cammino, invece, dà dipendenza. La dà perché in cammino vai, como scrive Jabès, a cuore aperto fino all’uomo. La dipendenza non è data dall’andarci a piedi, ma dal cuore aperto, cioè il come, e dall’uomo, cioè il fine. Non c’è alcuna utilità in questo atto. Anzi, non puoi che riceverne un danno. Ci sei tu, a petto aperto, con tutto ciò che ne consegue. Nel petto potrebbero infilarsi rondini, gazzette, cormorani, anguille, pesci siluro, fiumi interi, litorali con pinete frangivento, golfi e mari e così via. Nel tuo petto aperto può entrare chiunque e qualunque cosa. Sei alla mercé del mondo, sei fragile, distruttibile. Vai verso l’uomo. Quale uomo? Per portargli o dirgli cosa? Nulla. Non ti viene richiesto nulla. Non porti doni o offerte. Porti il tuo petto aperto, con tutto ciò che ne consegue. Quell’uomo, se lo troverai, e se ti accoglierà, farà di te ciò che vuole. Questo è il cammino, questo crea dipendenza.

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Luigi Nacci
26 maggio 2015