Di ritorno dal cammino in Ciceria

« Ciceria insieme

una zolla di terra ancora sotto i piedi
il profumo sulla pelle sudata di sole
danzo in quel silenzio amato da orme e parole

respiro

e stringo tra doline e praterie imparati sguardi e sorrisi
tenendo per mano il filo sottile di righe condivise
figlie e madri salde nella bora

respiro

e abbraccio tra le stelle il passo
curando con il canto i confini »
Ernestina


« La densità di quello che ho vissuto in questi giorni è talmente forte che mi ci vorrà parecchio tempo per capire.

Sentirmi assolutamente bene con il mio corpo, le spalle tirate indietro (incredibile!) dallo zaino, le gambe che andavano senza troppa fatica al ritmo del cuore… ritmo amplificato dai miei bacchetti" salva ginocchia… sempre poco amati…

Andare, camminare, senza altro da fare che camminare?

Camminare è stato: ascoltare, osservare, annusare (o cercare di evitare di farlo!), conoscere, incontrare, contemplare la bellezza del paesaggio ricordandosi di non darla per scontata, ma anche la desolazione e il dolore.

È stato fare silenzio, pregare, chiacchierare, condividere, cercare di vincere la timidezza… perché ho ricevuto tanto da voi ed era giusto che provassi a dare qualcosa anch’io: grazie!

Ha significato ridurre i bisogni, cercando l’essenziale… anche se col cibo non siamo stati proprio parchi! Ma la convivialità non è superfluo… Ivan Illich, don Tonino Bello, tanto per citare qualcuno che l’ha messa al centro dei suoi scritti…

E oggi che sono tornata a fare lo slalom tra i vari impegni, mi ritrovo a canticchiare una vecchia canzone di Battiato: “e mi ritorna la voglia di vivere a un altra velocità, passano ancora lenti i treni per Tozeur”. Forse il segreto è lì nella lentezza e nel silenzio, o forse no: sento che il cammino ha dentro di se qualcosa di attraente e di indefinibile, forse proprio perché è una bellissima metafora della vita.

Ancora grazie!

Ciao »
Chiara


« Abbiamo camminato, chiacchierato e riso. Abbiamo condiviso paesaggi ed emozioni, i primi colori dell’autunno coi suoi frutti e l’azzurro del mare. Abbiamo vissuto, chi più ciarliero, chi più taciturno. Forse non esagero: con quei passi, uno accanto o dietro all’altro, nel sorriso ci siamo voluti bene.

Viaggiare, camminare per cercare e ascoltare parole nuove. Viaggiare, camminare per aprire, a sè e a chi ci sta accanto, nuovi significati e nuovi orizzonti, nuove forme di pensiero: non per trovare risposte, ma per porre domande, giuste e impensate. La risposta verrà.

Parole, dunque, che sappiano valicare le distanze e le stagioni, lo spazio e il tempo, per rivelare i nessi reconditi fra le cose, le vicende e gli uomini. Quelle parole che gli aedi riuscivano a scovare e cantare per dire che l’aurora pare abbia dita di rosa quando i primi raggi del sole, ancora celato dietro il limite a oriente, luminose, s’allungano e aprono nel cielo. O per dire che il mare pare abbia il colore del vino, e come il vino ribolla instancabile di vita fatata e inquieta, striato di onde e di schiume, spesso pauroso e funesto, schiume pur feconde di bellezza e venustà. Narrazioni che dicono i pensieri e i nomi di quegli uomini e ne tramandano la vita e le avventure. La nascita, gli amori, la vita, le tragedie e la morte. - Ci riusciremo mai? Dobbiamo almeno, nella nostra pochezza, tentare.

Abbiamo sentito e letto e intravisto storie di secolari scontri e sofferenze di numerose popolazioni. Ci hanno mostrato come poteri militari e poteri politici abbiano disegnato sulle cartografie linee di confine, e sul territorio eretto barriere, per delimitare e imporre la loro forza e la loro legge spesso predatorie. Ma abbiamo anche scoperto sul campo come questi limiti, nel tempo, esistano solo sulle mappe, perché montagne, fiumi, laghi, mari, barriere naturali o artificiali, non sono impenetrabili, ma luoghi a lungo percorsi e attraversati dalle genti. Racchiudono, infatti, una moltitudine di uomini in un fermento di vita, di lavoro e di pensiero, uomini che venuti o anche sospinti o cacciati da altri territori per lunghi secoli hanno circolato e convissuto liberamente scambiandosi non solo merci, ma anche notizie, scoperte, lingue, credenze, religioni e culture, che questi scambi accompagnano e nutrono. E’ pur vero che non tutto e non sempre è stato pacifico - non lo è nemmeno oggi nonostante l’apparenza della gentilezza e della cordialità incontrate - e anche se pur oggi, là, non mancano le disuguaglianze, perfino le ingiustizie, economiche e culturali.

Sono grato per i boschi e i prati, per i fiori che crescono lungo i sentieri, per il sole che fa capolino dalle nuvole, sì, anche per le nuvole, il vento e la pioggia: e, di lassù, per lo sguardo di meraviglia e di bellezza sul creato.

Nulla di straordinario, nulla di spettacolare: solo la voglia di tornare e sostare. Chissà il giorno.

Grazie, infine, per aver camminato accanto a me e io con voi.

Arrivederci, »
Mario

"
Redazione CdC
11 ottobre 2018