Recensione: Camminare l’antifascismo

Lorenzo Guadagnucci l’ho conosciuto in cammino questo ottobre. Andavamo verso Monte Sole, Cerpiano, Casaglia, Caprara di sotto e Caprara di sopra, Pioppe di Salvaro e Cadotto luoghi, nell’appennino bolognese, di una delle più crudeli stragi verso i civili che i fascisti e i nazisti compirono nei giorni di fine settembre del 1944. Centinaia di persone, donne, bambini, anziani inermi uccisi con modalità diverse in sette giorni di caccia all’uomo.

Daniele Moschini
13 ottobre 2022

“Piccole capitali morali del nostro paese, come anche Sant’Anna di Stazzema, dove le radici della nostra democrazia affondano proprio lì, dove la dignità della persona fu annientata.” Così riporta Lorenzo, giornalista tra i fondatori del Comitato Verità e Giustizia per Genova, essendo stato tra i presenti nella scuola Diaz, nel suo ultimo libro “Camminare l’antifascismo. La memoria come ribellione all’ordine delle cose” edito da Gruppo Abele. Un libro intenso dove si racconta di un piccolo gruppo di donne, uomini e ragazzi che partecipa a una Camminata per la pace da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema, luoghi della Resistenza e delle stragi di civili come detto che sfuggono “alle semplificazioni di spazio e tempo”. Camminata tema di un altro libro recensito su queste pagine: Simona Baldanzi “Corpo Appennino. In cammino da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema” uscito lo scorso anno per Ediciclo editore.

Nel libro di Lorenzo troviamo silenzi, riflessioni sulla guerra che “è sempre una guerra contro i civili che annienta la fiducia nell’altro e distrugge il principio di dignità”, ricordi e fortissime emozioni, prendono via via corpo diverse scomode domande “eseguire gli ordini?”; le storie di chi faceva e fa Resistenza, in diversi modi, su queste montagne: il giurista Giuseppe Dossetti, Mario Musolesi detto Lupo a capo della brigata partigiana Stella Rossa, i preti di paese, di chi ha lavorato, come il procuratore De Paolis, per riaprire i processi a tutto il sistema militare tedesco e ancora molti altri. Pensieri e parole che arrivano in cammino perché “il passo delle memoria è necessariamente lento specie in luoghi carichi di sofferenze e significati” e poi lo sappiamo no?: “camminare è un atto politico”. C’è anche la domanda cruciale che ciascuna e ciascuno si porta dentro: «Che cosa significa – oggi – dichiararsi antifascisti?». Le risposte sono difficili, sofferte e per nulla scontate, ma alla fine convergono: impegnarsi con i fatti nella costruzione di un mondo liberato dagli orrori del Novecento, che ancora incombono, magari con altre forme, ma che fingiamo di non vedere. Il nazionalismo, i fascismi, l’odio razziale, le discriminazioni, il genocidio dei migranti, le guerre. Soprattutto le guerre, quelle ingiuste e quelle giuste, che non esistono; quelle presenti e quelle che minacciamo di fare; quelle degli altri e le nostre. Questa è la lezione che le persone uccise su quelle montagne ci chiedono di ascoltare.