Storia rovesciata

Pazza primavera,
a volte è giorno e sembra sera
il tempo è pazzo tutta la giornata
è il tempo giusto di una storia rovesciata!

Redazione CdC
21 aprile 2014

Storia rovesciata

Seduto su un sasso di legno leggevo un libro ancora da stampare, da lontano vidi un lumino spento e sentii un rumore silenzioso.
Presi fuori dalla mia tasca un coltello senza lama per sbucciare una fetta di latte da mangiare.
Nei prati intorno fiorivano interi campi di banane dagli alberi penzolavano meloni maturi.
Poco lontano un branco di mucche abbaiava forte e una pecora lì vicino aveva appena fatto l’uovo.
Sui rami frondosi degli alberi stava appollaiata a sonnecchiare una coppia di Delfini rossi vicino al nido.
Nel cielo la luna splendeva perché era mezzogiorno e i raggi caldi tempravano l’aria.
Era una bella giornata quel giorno 30 febbraio, e il caldo inverno era esploso nel pieno del suo calore, e le poche pozzanghere nel cielo facevano da cornice a un panorama bellissimo.

Per terra era facile incespicare nelle nuvole appoggiate al terreno, ma nel sicuro del mio sasso tutto ciò era un bellissimo contorno.
Cominciai a mangiare un sorso d’acqua e bere un formaggio di elefante buonissimo, e mi gustai proprio una polenta in brodo.
Un pranzo da veri signori, direi.
Appoggiai la pentola a pressione nel cestino acceso del pic-nic e misi il ghiaccio nel forno a microonde portatile.
Alla fine del pasto mi arrotolai con la forchetta una bella mela dal tipico colore blu.

Siccome non mi piace essere da solo portai con me in questa giornata dedicata ad esplorare la campagna, la mia fedele gallina al guinzaglio. La liberai per poterla vedere correre allegra tra i prati, cosa che fece.
Gli buttai un osso che lei prese al volo.
Caterina! Dissi (questo era il suo nome) non correre dietro alle lepri mi raccomando.
Caterina non si allontanò la vidi alzare la zampa per fare pipì contro l’albero e io mi rimisi a mangiare e mi stappai un ottima bottiglia di acqua di mare ricca di zucchero.
Avevo l’impressione che sarei stato fermo su quel sasso per molto, molto tempo, un tempo infinito per godermi tutto il sole e l’aria di quel giorno; almeno 3 minuti.
Il cielo era talmente terso, pulito che iniziò a piovere rovinandomi gli ultimi istanti di riposo.
Stavo cercando una posizione per sonnecchiare un po quando fui svegliato dal rumore di un automobile silenziosa; al timone c’era un anziano signore di circa vent’anni che muoveva le ali dell’automezzo mentre si aggiustava la benda negli occhi.
È risaputo che guidare con gli occhi aperti è pericoloso e la lentezza porta a sbandare.
Mi passò davanti salutando con le portiere aperte, e il cofano aveva un bellissimo alettone.
Il clacson muto sfoderava un suono rumorosissimo e le ruote quadrate scivolavano nell’asfalto bianco.

Finito il mio riposo cominciai a camminare verso il ritorno.
Le ciabatte da escursionismo mi portavano ad andare veloce nelle ripide salite mentre in discesa la fatica si faceva sentire e andai decisamente piano.
Camminai in mezzo a orizzonti infiniti e finalmente incontrai alcuni amici che stavano camminando.
Erano gli amici della Compagnia dei Cammini.
Tirai un sospiro di sollievo.
Le cose si misero tutte a posto
La storia tornò diritta
Forse mi ero messo gli scarponi alla rovescia!

Massimo Montanari