Cabo Verde sodade

A Figueira bassa sono le 3 e 30 a.m. e sta rieccheggiando il canto del primo gallo quando il suono insistente (e sgradevole) della mia sveglia mi strappa dal sonno. Non posso nemmeno tirarle il collo...

Non sento il profumo della cachupa. Apro gli occhi cercando le stelle e vedo un cielo di cemento. Inizio a sentirmi un poco depresso. Mi metto in cammino ma le gambe diventano di legno, si rifiutano di salire i gradini del treno e del metro’. Frugo nello zaino cercando una galletta ristoratrice e trovo solo un coriaceo computer.

Incrocio mille persone ma non incontro nessuno. Mi aggiro disorientato in un deserto straripante di superfluo. Orfano del getto vitale e tonificante di una doccia gelata spruzzata da un annaffiatoio e dell’onda rigeneratrice dell’oceano.

Cerco la mia guida: Luca, indicami il sentiero ! Dammi una mulattiera, la piu’ ripida che conosci ! La fatica mi fara’ sentire ancora in piena armonia col mio corpo. Ogni passo produrra’ l’energia, la felicita’ e la serenita’ necessarie per i 10 successivi. Risbuchero’ sopra le nuvole della ’civilta’ ’ per essere inondato dalla commovente bellezza di un altro altipiano di Norte (non delle ferrovie del norte !).

Ora ascolto Cesaria Evola. Mi lancio in una maccaronica traduzione che Luis e Momo supervisioneranno e correggeranno.

Partire per una terra lontana e’ sempre stata la mia illusione

e ora sono la’ fingendo di sorridere irritato e triste

vagando di mare in mare alla merce’ dei venti

in cerca di un futuro tra le ombre del destino

Michele Reni

Redazione CdC
2 gennaio 2011