Camminare in Aspromonte con gli asini

Questa è la terra fiorita, terra che profuma, terra del bergamotto e degli ulivi, dei pascoli sterminati, delle bianche fiumare che come vene scorrono nelle verdi valli. È la terra dei contadini dei pastori e dei loro paesi, dove gli anziani parlano il grecanico, conoscono e si tramandano antiche tradizioni. È l’Aspromonte.

Quando mi è stato proposto di fare trekking in Aspromonte, ho accettato senza pensarci due volte. Da anni ci ritorno regolarmente per far foto ed ormai anche per trovare cari amici. Questa è una terra affascinante ed ospitale e l’idea di seguire con i miei obiettivi il primo Trekking in Aspromonte con gli asini, mi ha subito entusiasmato. Otto giorni di cammino sulle orme di Eduard Lear, il poeta inglese che nella metà dell’ottocento si dedicò all’esplorazione di queste terre. Un’esperienza davvero indimenticabile lungo Il sentiero dell’inglese", così come viene chiamato. Qui l’uomo trova tutto ciò di cui ha bisogno per rivivere quella dimensione che porta serenità, ispirazione e congiungimento con se stessi, con i compagni di viaggio e con la meravigliosa natura di queste lande incontaminate. "Naturaliter" offre questo e molto più. È una cooperativa che si muove nel territorio calabrese e che propone una serie di attività originali. Lo scopo principale di Naturaliter è quello di sviluppare un’economia rurale basata sul turismo. Ciò significa coinvolgere la popolazione locale, per dare al turista un pacchetto completo di servizi e, altresì per portare lavoro in questi paesini che sempre più subiscono lo spopolamento dovuto alla mancanza di risorse.

Questa avventura in Aspromonte inizia dall’incantevole Pentedattilo, un piccolo borgo vicino a Melito Porto Salvo arroccato alle pendici di una montagna simile ad una mano che esce dalla terra. I calabresi considerano questo paesino, ormai disabitato, l’ingresso dell’area grecanica, zona che conserva al meglio aspetti di antiche civiltà.

Qui mi sono incontrato con quelli che sono stati i miei compagni per gli otto giorni del trekking. Gli escursionisti provenienti da varie regioni d’Italia, le guide, gli asini. Sì proprio asini, tre per la precisione. Teresa, Ciccia e Rosina che, per la prima volta, affrontano un viaggio così impegnativo.

Questo è una vero e proprio esperimento, che consiste nel vedere se si riesce a percorrere tutto il "Sentiero dell’inglese" con questi "ciuchi", senza l’utilizzo dei soliti mezzi di trasporto per il carico di zaini ed attrezzature ingombranti.
Gli asini con i loro basti vengono caricati di zaini, viveri e di tutto ciò che in un campo mobile può servire, proprio come una volta facevano i pionieri. Questi tre somari oltre a portare il loro carico, ci hanno separato completamente dalla dimensione moderna, per calarci in una dimensione assolutamente naturale.

Le guide, ragazzi di Bova, durante il cammino raccontano un po’ di tutto, storie antiche e nuove di uomini che lavorano la terra, che pascolano le greggi e, duramente, affrontano la vita anche emigrando, per lavorare lontani da queste terre che tanto amano e di cui gelosamente conservano i sapori e le antiche tradizioni. Le guide, molto preparate, illustrano anche gli aspetti geologici e la varietà di flora e fauna presenti nel territorio. Passo passo, gli asini seguono il cammino tranquillamente e, a volte, non ci si rende conto se siamo noi a guidarli o viceversa, visto che comunque fanno ciò che vogliono, tengono una loro andatura da passeggiata e spesso, lungo i sentieri, si fermano a brucare teneri ciuffi d’erba. La comitiva prosegue così con un ritmo in sintonia con lo scorrere del tempo a misura d’uomo e questo consente di chiacchierare e osservare tutto con più attenzione.

Otto giorni di cammino da un paesino all’altro, da Pentedattilo a San Pantaleo, poi Amendolea con il suo antichissimo castello normanno, Gallicianò, Bova, Palizzi e Staiti. In ognuno di questi antichi borghi abbiamo incontrato persone gentilissime che ci hanno ospitato nelle loro case e che per noi hanno cucinato specialità a base di prodotti e ricette tipiche.

Questi posti sono forse fra gli ultimi dove la genuinità dei cibi è indiscutibile per non parlare dei vini e fra tutti quello di Palizzi considerato da molti uno dei migliori d’Italia, introvabile perché non commercializzato ma per chi capita da queste parti, facilmente degustabile.

Le guide ci accompagnano lungo sentieri appena visibili, che attraversano prati fioriti con piante e olivi secolari e poi s’inoltrano in boschetti freschi dai profumi intensi. Non si sentono rumori in lontananza e il tiepido scirocco primaverile porta il canto dei grilli e degli uccelli, a trecentosessanta gradi si vedono solo paesaggi incontaminati, i monti, il mare e più in la, le coste siciliane con l’Etna che domina l’orizzonte. Si scende dai costoni fino a valle dove la bianca fiumara riposa. Per ore la si risale, camminando fra i ciottoli e i detriti, guadando più volte il corso d’acqua, freschissima e pura che si può bere. Questo "torrente" solo lontanamente ricorda la terrificante potenza della fiumara che quando è in piena, dopo le piogge, trasporta violentemente la montagna al mare. Con gli asinelli si cerca sempre la strada più facile, nei canyon, i passaggi più accessibili e, ogni tanto, la comitiva rallenta, per poi proseguire senza problemi. Verso l’una, trovato uno spiazzo ospitale ed ombroso, si scaricano gli asini e si pranza. Un vero e proprio ristoro agreste, a base di prodotti tipici, soppressate, capicolli, intere forme di formaggio caprino e pecorino, pomodori secchi, melanzane sott’olio, pane fatto in casa, frutta e buon vino. Dopo un po’ di relax si riprende il cammino. Nel tardo pomeriggio, la stanchezza comincia a farsi sentire anche se la meta è ormai vicina e il paesaggio diventa meno selvaggio, c’è ancora da scarpinare, questi paesini al solito sono arroccati sulle cime dei monti.

La terra, il cielo, l’aria, i passi, la compagnia, la natura, sono i presupposti migliori per camminare e pensare. La mente viaggia più veloce, e spesso ci si ritrova su strade e sentieri interiori mai percorsi, con altre salite, altre discese, altri compagni e mete. I problemi, i sogni, i desideri, tutto si ridimensiona e si scopre un senso più profondo e personale del cammino. È il viaggio nel viaggio.

Si incontrano alcuni pastori che tornano a casa con le loro greggi, si lascia il sentiero per la strada asfaltata, il campanile dell’unica chiesetta si fa sempre più grande e un senso di gioia pervade l’animo. La stanchezza sfuma, per lasciare spazio alla soddisfazione di essere arrivati dopo un grande viaggio durato un giorno.

La sera è uno dei momenti della giornata più attesi, quando si arriva stanchi in un nuovo paesino. La comitiva viene accolta dai paesani un po’ sorpresi alla vista degli asini, ma ansiosi di ospitarci. Il gruppo si divide, ognuno trova il suo alloggio, gli stessi asini vengono accompagnati in stalla, sfamati, abbeverati e pure spazzolati. Resta il tempo per una doccia e un po’ di riposo. Appuntamento infine, nella piazzetta, per andare a cena ed assaporare i piatti che le signore del paese hanno preparato con tanta passione. A seguire, i suonatori con le loro musiche e danze tradizionali fatte di zampogne, organetti e antichi strumenti al ritmo frenetico dei tamburelli. Il divertimento è garantito.

Queste persone hanno una carica, una forza interiore, un’allegria contagiose. Così si viene nuovamente travolti nel vortice affascinante di questa semplicità e naturalità fuori dallo spazio e dal tempo.

Carlo Alberto Paris

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Redazione CdC
23 dicembre 2010