Di ritorno dal primo cammino in Mongolia

Mongolia sconosciuta, così abbiamo intitolato il nostro viaggio; beh, adesso un po’ meno sconosciuta, almeno per alcuni dei nostri camminatori che, per la prima volta, hanno percorso il nostro cammino.

Micha Calà
3 agosto 2019

Un percorso che ha richiesto gambe, per risalire sino ai 3.000 m e raggiungere la valle che si estende a perdita d’occhio tra i ghiacciai del Turgen e del Kharkhiraa. Un percorso che ha richiesto testa, per adattarsi alle difficoltà legate alle improvvise escursioni climatiche o all’igiene che, spesso, diveniva precario. Un percorso che ha richiesto cuore, per avvicinarsi alla timidezza e alla naturalezza dei nomadi che vivono la valle e approcciarsi ai loro riti, alle loro usanze e alle loro regole. Un percorso che ha richiesto anima, per comprendere che, proprio perché i nostri passi calpestavano un luogo la cui caratteristica è l’autenticità, il nostro cammino necessitava di essere fatto in punta di piedi, nel tentativo di immutare il più possibile il punto di vista delle genti che vivono in quei luoghi da generazioni, pur sapendo che, nonostante l’impegno che mettiamo, questo avviene inevitabilmente.

Questo il nostro primo cammino in Mongolia, un cammino che poi, una volta rientrati e protetti dalla nostra quotidianità e dalle nostre case ben climatizzate, chiudendo gli occhi, si fa ancora sentire.
Micha

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