Il cammino è contro il niente

Per “banalità del male” s’intende la riflessione storica sul come tanti gesti crudeli e malvagi dipendano spesso da casualità o circostanze o stati d’animo non sempre progettati consapevolmente.
Questo non per assolvere i colpevoli, ma per dare un senso “non senso” a certe atrocità inconcepibili non solo in riferimento alle leggi divine, per chi ci crede, ma ad un minimo di sottofondo comune ragionevole dell’essere specie umana.
Personalmente sono più propenso a credere che il male sia progettato per interesse di chi detiene o vuole ottenere il potere con qualunque mezzo e, nel campo individuale, che chi lo pratica abbia subito traumi infantili che lo portano a ripeterlo nel corso della vita.
In ogni caso il male è davanti ai nostri occhi, ci scontriamo con esso, ci costringe a prendere posizione e, se siamo cittadini sufficientemente coscienziosi, ci spinge a prevenirlo coltivando meccanismi educativi e virtuosi.

Quello che più mi spaventa dei tempi contemporanei è invece il dilagare di un vuoto di valori, di un’insensibilità diffusa, di un “niente” che banalizza tutte le idee.
Anche questo niente a mio giudizio è voluto, quindi coltivato e incoraggiato, perché per essere docili e sciocchi consumisti bisogna per forza avere aria fritta nel cervello.
Osserviamo tutti una ipercomunicazione con mezzi tecnologici che interferiscono in ogni ambito del nostro vivere quotidiano, mettendoci in balia di un universo virtuale dove il gioco è condotto da chi ritiene noi la vera merce da manovrare.
Non ci guardiamo più nemmeno in faccia, abbiamo un’empatia via via raggrinzita, teniamo la vita reale a distanza, ci facciamo opinioni su luoghi comuni fatti circolare ad arte.
E così il nostro senso critico si atrofizza e diventiamo perfetti strumenti per chi vuole utilizzarci per qualunque scopo, che certo non c’entra coi nostri bisogni autentici.

Nessun ambito è immune dal “niente”. Recentemente ho osservato con incredulo sgomento che anche nei gruppi di cammino consapevole, che dovrebbero essere caratterizzati dal rispetto della natura e da una condivisione delle esperienze fatte assieme, sono in aumento le persone che ti parlano distratte senza mai interrompere il flusso d’imbecillità che le lega ipnoticamente al marchingegno che tengono religiosamente sempre in mano.
Questo “niente” che mi circonda crea un misto di rabbia e depressione. Mi lascia impotente, scoraggiato sulla possibilità di restare almeno essere umano che comunica con altri esseri umani.
Mi toglie la fiducia degli sguardi, della parola sincera, dell’abbraccio, del costruire solidarietà, della speranza d’amore.
La banalità di questo “niente” annichilisce, non permette neppure d’avere un avversario, è una melma vischiosa che toglie energie e passioni, che ti fa dire rassegnato che tanto tutto è inutile e tanto vale uniformarsi.

E allora cammino, perché il cammino è contro il “niente”.
Camminando mi allontano dalla tecnologia spersonalizzante, facendo il pieno di sensazioni reali mi riconnetto con chi veramente sono e mi preparo all’incontro col diverso da me, col desiderio positivo di apertura e scambio.
Il cammino è l’ABC dell’impegno.

Guido Ulula alla Luna

PS: consiglio la lettura di “Contro il niente. ABC dell’impegno” di Miguel Benasayang, ediz. Feltrinelli

10 dicembre 2015