Il cammino e l’introversione

Estroverso è chi cerca il dialogo, chi trova benessere, nel rapportarsi col fuori da sé, con gli altri.
Introverso, al contrario, è chi privilegia, si trova a suo agio, in un dialogo continuo col suo mondo interiore. Una persona idealmente equilibrata è un giusto mix di questi due aspetti di personalità. C’è chi è prevalentemente estroverso o introverso, ed in questo non c’è nulla di male, e tantomeno di patologico; si tratta di caratteristiche individuali, se vogliamo di talenti differenti, e ognuno porterà il suo contributo nel mondo con le doti che possiede.
Poi, però, dobbiamo fare i conti con l’epoca storica in cui viviamo, e qui nascono dei problemi.
Il modello culturale assolutamente dominante oggi è quello estroverso. Nella società che fa dell’immagine e dell’apparire l’unico modo per essere vincenti, il tutto finalizzato ad un dover essere che implica il consumare in una certa “moda”, chi non si adegua è un diverso, spesso etichettato come malato. Sì, nel nostro pensare contemporaneo l’introverso è un malato. Il troppo timido o silenzioso è perché ha dei problemi e, di conseguenza, una terapia farmacologia o psicologica prima o poi non gliela leva nessuno. E magari è solo una persona sensibile, e non superficiale o addirittura imbecille, come spesso ci viene chiesto di essere… tanto che dobbiamo fare se non diligentemente obbedire? Coi social network poi tutto questo è portato al parossismo, e se non sei costantemente collegato, in rete, sei un nessuno. Estrovertirci è un obbligo, perché sapere tutto di noi permetterà al sistema un miglior controllo su ogni nostro pensare e agire.
Il dramma è che stiamo perdendo il capire chi siamo. La costruzione della nostra identità necessita di un lungo e continuo lavoro su noi stessi, uno sguardo interiore, il vecchio e desueto esame di coscienza che, scavando nelle profondità del nostro vero essere, ci condurrà a fare la “nostra” vita, sfuggendo a modelli uniformati e falsi. L’introverso si sa ascoltare, ha senso autocritico e non solo critico, pensa prima di parlare, non si lascia guidare fuori strada da un ego narcisistico artificialmente prodotto da chi vuole tu sia in un certo modo. L’introverso non getta nel cesso ogni mattina al risveglio i suoi sogni, ma sa che sono la fonte principale della sua saggezza, e che occorre la pazienza di raccoglierli e la fatica di farci i conti giorno dopo giorno. L’introverso è il poeta e l’artista, è colui che dà spazio al proprio mondo creativo, che accetta e rispetta le alterità che lo circondano, che sa dire dei no a tutto ciò che non lo convince, non accontentandosi di risposte razionali o frettolose o compiacenti, solo per essere bravo e ben accetto agli altri. Non possiamo fare a meno dell’introversione, che è il lato misterioso della nostra umanità. Solo se sappiamo chi siamo, sapremo portarlo fuori alla luce del sole in modo positivo e costruttivo.

Il cammino e l’introversione.

È vero che camminando ci apriamo al mondo, e quindi alla conoscenza degli altri. In questo senso il cammino è un buon veicolo per l’estroversione, e sappiamo bene quanto l’individualismo e la solitudine siano mali devastanti, in questa modernità in cui la convivialità rischia di scomparire.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, ed è opportuno tenerla bene a mente.
Nei tempi lunghi dei cammini itineranti, quelli che durano a volte l’intera giornata, o anche per settimane o mesi continuativi, il lento andare del corpo in uno spazio sempre nuovo porta l’attenzione sulla sensorialità, staccandoci dal rimuginio totalizzante delle nostre preoccupazioni quotidiane. Lì si apre la finestra di un guardarci dentro diverso, senza giudizio preventivo di un dover essere come l’educazione familiare e sociale vorrebbero.
Il cammino ci fa allora sperimentare l’introversione, e il procedere passo dopo passo sul percorso fisico ha come sorprendente analogo lo scoprire un universo dentro di noi che non abbiamo mai occasione e voglia di considerare. Non è un caso che il filosofo è sempre un estimatore del camminare.
E allora, quando camminiamo, ricordiamoci di non pensare solo alla salute dei piedi o al giusto modo di posizionare lo zaino, arti importanti d’accordo, ma che abbiamo la grande occasione di lasciare vagare la nostra mente liberamente, senza freni o condizionamenti.
Questa attenzione al dentro, questa pratica di bella introversione, ci permetterà di ritornare alla vita estroversa che siamo tenuti a fare, con una consapevolezza di noi maggiore, con un ritrovato equilibrio, che sarà sicuramente fonte di benessere.

Guido   Ulula alla Luna

28 maggio 2015