Il cammino è ricerca alchemica

L’alchimia è l’antichissima arte della trasformazione.

Per lungo tempo si è pensato fosse l’antesignana della chimica moderna.

Era il processo attraverso cui da un metallo povero si arrivava ad uno prezioso… all’oro.

Gli studi degli ultimi decenni hanno messo in luce qualcosa di più complesso.

Si avanza la seria ipotesi che avesse a che fare con una primordiale e profonda psicologia.

Che significa che ogni mutazione avviene attraverso 3 passaggi… la nigredo, l’albedo e la rubedo?

La nigredo è la notte, il nostro lato oscuro, i nostri problemi che non sappiamo risolvere, la disperazione e la depressione più cupa, il senso di morte, il terrore di affrontare ogni cosa… e la notte è lunga e tormentosa da passare. Eppure, se rifiutiamo di guardare a fondo dentro di noi questi aspetti, non ci sarebbero le basi per una evoluzione. Per cui bisogna starci nella notte, osservando tutto ciò che di indistinto si agita in noi, senza alcuna fretta di dare risposte.

E, sempre, prima o poi, imprevista, arriva l’albedo, l’alba. Se non scartiamo la sofferenza della ricerca interiore, se lavoriamo sulle nostre contraddizioni, non facendo finta che non esistano, arriva una nuova luce. Pian piano il bandolo della matassa si districa, e cominciamo a intravedere una via d’uscita. Che è una nuova possibilità esistenziale, che con la sola razionalità non coglievamo.

Dopo l’albedo, dopo l’alba, si giunge alla rubedo, al rosso, all’energia piena della luce del sole. Il processo di trasformazione è concluso positivamente, perché abbiamo accettato tutti i lati della nostra personalità e perché abbiamo seguito la lenta e difficile strada che porta alla saggezza, non cercando impossibili scorciatoie o ingannevoli furbizie.

Analogamente all’alchimia, la psicologia moderna parla della conquista della guarigione percorrendo i 3 passaggi della confessione, della chiarificazione e del cambiamento.

La confessione equivale alla nigredo, cioè solo se mettiamo a nudo la nostra “ombra”, tutto quello che non ci piace di noi e che invece è nostro, riusciremo a costruire un’immagine realistica di chi siamo, senza fantasticare maschere illusorie. La nostra verità sta alla base del nostro operare sano.

Quindi la chiarificazione è l’albedo, cioè il lavoro di dare senso a tutte le nostre trame, anche alle più strane. E il cambiamento finale è la rubedo, cioè la conquista di un nostro nuovo equilibrio, più confacente a quel che siamo veramente e, proprio per questo, adeguato al conseguimento di obiettivi nella vita autentici al nostro essere.

Che significa nell’alchimia il “tanto in alto, quanto in basso”?

Il concetto integra quello di cui abbiamo appena parlato. Tutto in natura ha un suo valore, una sua utilità, non c’è una qualità che è più preziosa di un’altra. È tutto in mutazione, e senza base di partenza non si giungerebbe ad alcun splendido risultato finale. Per cui, ogni “alto” successo dipende da quel “basso” punto di partenza, e se non ci fosse questo non ci sarebbe quello. Se per alto intendiamo il pensiero e per basso l’istinto, capiamo che l’antica saggezza sapeva che non esiste l’uno slegato dall’altro. E invece la nostra civiltà attuale è fondata sul cartesiano “cogito ergo sum”, cioè il prevalere del controllo della razionalità su corpo e natura… coi tanti disastri a cui ha portato per la nostra salute e per quella dell’ambiente. Il recupero della visione alchemica, che oggi possiamo chiamare olistica o della complessità, non è affatto scontata. Ma è indispensabile se vogliamo ritrova sintonia con tutti i componenti di noi stessi e con quelle alterità in cui siamo simbioticamente immersi.

Il cammino è ricerca alchemica.

Il camminare è un eccezionale strumento per praticare una più equilibrata filosofia di vita.

La fatica che facciamo in cammino, costretti a fare i conti con tutte le sensorialità nostre e del mondo esterno, serve a ridimensionare quel rimuginante e virtuale universo dei pensieri che oggi ci domina. La strada è lunga e va percorsa tutta, superando difficoltà ed incognite, scoprendo le nostre risorse come i nostri limiti, e la gioia dell’arrivo è ogni volta la conquista di una miglior conoscenza di chi siamo davvero.

I piedi sono la ricchezza del camminante. Niente è più concreto dell’attenzione portata ai piedi, e ad ogni nuovo passo, per comprendere che le nostre idee non debbono campare in aria. Sappiamo bene come il premio di un cammino non sia solo il benessere fisico, ma una maggiore lucidità mentale. Mettere i piedi per terra, prestando ad essi attenzione e cura, è la via saggia per arrivare al cielo.

Per questo oggi si parla di filosofia del camminare e di etica del viandante. Vuol dire che il camminare è pratica filosofica, e per qualcuno anche spirituale. Vuol dire che camminando con consapevolezza riusciamo a trasformare la nostra vicenda esistenziale, trovando equilibri e sintonie, interni ed esterni a noi, ecologici. La scienza e la tecnologia da sole non bastano a darci la felicità. Dobbiamo sapere chi siamo. Dobbiamo sapere il modo per arrivare a sapere chi siamo. Con tutta modestia, il cammino è uno dei modi più semplici per raggiungere questi scopi.

Guido Ulula alla Luna

8 luglio 2016

Foto: Francesca Vanzetta

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