Il respiro leggero dell’Abruzzo… il mio respiro… il mio Abruzzo!

Buongiorno, dico a me stessa. Ma stamattina è un buongiorno senza punto esclamativo. Destinazione di oggi? Collemaggio. Fine della corsa!

Sono già sulla strada, insieme agli altri, da un po’. Ma stamattina non ho voglia di camminare. Come mai?! Sono soltanto dieci chilometri oggi, meno della metà della strada che ogni benedetto giorno di questa settimana abbiamo percorso, sotto il peso dello zaino e con il solleone che picchiava sopra le nostre teste…

Redazione CdC
29 agosto 2016

Foto: Manuela De Rosa

Maledetti ultimi dieci chilometri! Vi percorrerei in ginocchio, a piedi scalzi, perfino camminando all’indietro, tanta è già la nostalgia! Perché non posso uscire dalla fila, invertire il senso dei miei passi e tornare?! Immagino un gesto anarchico, felicemente sconcertante: girarmi e cominciare a correre nella direzione contraria!!!

Faccio un lungo respiro.

Calma…

Sento la strada sotto i piedi. Adesso sono qui.

Calma…

Smetto di guardare alla mia destra e alla mia sinistra. E continuo a camminare. In avanti.

È la mente invece che si muove ancora in direzione contraria. Cerco di bloccarla nel presente, ma mi è difficile, e come un naufrago anelo ad un pensiero positivo che mi tenga a galla, qualcosa che mi faccia sorridere in questo momento, adesso, ora. Mi basterebbe un’unica immagine, un unico istante perfetto…

Eccolo! Non ho alcun dubbio!

È la mattina della Partenza, quella con la p maiuscola.

L’avevo promesso a me stessa, lo scorso anno: Campo Imperatore! Quante volte ho ripetuto queste due parole nell’ultimo mese?! Apro la finestra, respiro l’aria chiara e sorrido, perché il cielo è limpido sopra il Monte Cefalone, e i timori a forma di nuvola, che ieri sera mi hanno accompagnata nel sonno, sono svaniti. Seguo con lo sguardo i pali rossi della funivia, ma gli occhi arrancano dietro la mente, che è già là, in quello spazio immenso e verde, mille volte immaginato, un collage di fotografie, racconti, carte e scritti, che hanno nutrito la mia fantasia nei giorni in cui preparavo lo zaino.

Ma è ora di scendere! Infilo gli indumenti nei sacchetti, allaccio gli scarponi, indosso la felpa e mi carico lo zaino sulle spalle. Ho con me tutto quello che serve, anche se i piedi e gli occhi stamattina saranno l’indispensabile.

È presto. Attorno a me alcuni hanno ancora l’aria assonnata. Ma io son sveglia. Prendo posto nell’auto che da Assergi ci porterà su. Chiudo gli occhi un attimo e ripenso alla carta che ieri sera ho letto, girato e rigirato tra le mani, come fosse un talismano: i nomi dei luoghi, dei laghi, dei rifugi stanno per prender forma e colore, finalmente, davanti ai miei occhi.

In breve ci lasciamo dietro la vegetazione scura del bosco e quando raggiungiamo il Rifugio Fossetta è tutto un prato attorno a noi. L’auto ci scarica a margine dell’asfalto. Il tempo di infilare gli zaini e cominciamo a scendere in una valletta verde.

L’aria è tersa e luminosa, come solo in montagna può essere, ma non è quella della mia Engadina, né quella di nessun altro luogo che io conosca: è una luce verdeazzurra, che esala dall’erba con il calore del sole, sale sulle rocce affioranti delle cime che si levano poco lontano, evapora in cielo e si scioglie nella volta azzurra per poi discendere nuovamente sopra di noi. È la luce del Gran Sasso, diversa da tutte le altre.

Cammino su un sentiero erboso, che appena si indovina sotto le suole, passando accanto ad uno specchio d’acqua più blu del cielo, avvolta e sospinta da un’aria leggera. Passo dopo passo, è come se i miei piedi si riappropriassero dell’azione stessa del camminare, come se la conoscessero per la prima volta. Il mondo improvvisamente assume dimensioni inusitate e si impadronisce di me una sensazione forte, una voce possente che mi spinge ad andare, al ritmo calmo del mio respiro. Mi dice che posso spingere i miei passi in avanti, sempre più oltre, dentro e al di sopra della dimensione presente, e mi mostra un orizzonte che sembra di non poter raggiungere mai. Il vento mi scorre a fianco, lambisce le grandi macchie di cardi e gli steli fronzuti dei tassi, i ciuffi di spighe che spuntano dalle rocce bianche, ammassate sui crinali alla mia destra, e mi porta l’odore delle greggi e delle mandrie al pascolo. E la mia mente supera lo spazio e il tempo, e immagino, nascoste tra gli alberi e i cespugli radi che punteggiano i versanti, le creature più indomite e belle che la Natura abbia creato, i lupi, occhi di metallo liquido, celarsi al mio sguardo come io non posso fare al loro. E mi chiedo se si possa immaginare una bellezza più piena ed una pienezza più gratificante dell’essere qui, in questo preciso istante, in cui tutto sembra perfetto e in cui la Verità ultima delle cose pare sul punto di svelarsi alla mia mente.

Tanto basta.

Mi cade una lacrima, ma adesso sorrido. E lo farò ogni volta che, ripensandoci, rivivrò quella sensazione unica.

Abbasso gli occhiali. Continuo a camminare. Collemaggio mi aspetta.

Corinna

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