Riflessioni sulla via Francigena

Scrivo queste righe mentre torno nel mio paese, dopo aver fatto una breve visita a Firenze. Mentre camminavo tra quelle strade che puzzano" di storia almeno quanto io di sudore, mi chiedevo se lo scopo fosse nel visitare la città o nel continuare a camminare con uno zaino sulle spalle con piedi gonfi e spalle doloranti. Come se non volessi recidere il cordone ombelicale che mi aveva legato a lui o a questi otto giorni, un po’ come farebbe un maratoneta che, tagliato il traguardo, continuasse a correre, non ancora sazio della fatica appena fatta. Ma è poi stata una fatica?
Sono partito con l’idea di ritrovare me stesso ed ho trovato altri, con l’intento di rimettermi nel mondo e sono arrivato a pensare che il mio mondo è quello del cammino, pensavo di trovare una meta e invece ho trovato una partenza, pensavo che tutto scorresse veloce e invece ho scoperto che l’essenza sta nella lentezza, pensavo che avrei pensato di voler ritornare subito a casa e alla fine mi son ritrovato a pensare che non sarei più tornato indietro se solo ne avessi avuto la possibilità! La domanda è: e adesso?
Grazie a tutti!

Francesco


Caro Francesco e cari tutti,

Mi sembra di capirti bene, anche io ho provato le tue stesse sensazioni – tornando a malincuore quando ancora eravamo a metà strada – e penso che le abbiano provate un po’ tutti.

Mi sono ritrovato in un gruppo di dieci splendide persone, dieci mondi completamente diversi tra loro, ma allo stesso tempo accomunati da qualcosa: la voglia di lasciare tutto e partire.

In fondo, credo che sia stata la stessa motivazione a spingerci alla partenza. Siamo partiti tutti per lasciare un qualcosa o un qualcuno che in qualche modo ci appesantiva, tutti con la speranza di trovare all’arrivo qualcosa di diverso.

Scoprire che il diverso non era all’arrivo, ma durante il viaggio, è stato bello e inaspettato e ha fatto in modo che questo percorso non risultasse soltanto come una *liberazione*, un *alleggerimento*, ma al contrario, ognuno di noi ha caricato il proprio zaino affettivo di nuove amicizie e si è riempito gli occhi di nuovi paesaggi.

E adesso?

E adesso sappiamo che non siamo gli unici a trovarci in queste situazioni strambe, sappiamo che partire non vuol dire scappare e sapendo tutto questo partiremo ancora e ancora… perché la meta, come dici tu, è proprio questo trovarsi camminando.

E adesso?

Dal momento che noi spesso non sappiamo darci delle risposte, appoggiamoci a chi è più saggio di noi, come per esempio José Saramago:

*Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove prima pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore torna subito. (tratto dal libro VIAGGIO IN PORTOGALLO - Einaudi, che consiglio di leggere)*

Graziano


E adesso… si continua e non ci si ferma più! Almeno per me sarà così, me lo auguro.
Grazie a tutti e tutte, è stato un piacere avervi come compagni di viaggio.

Segnalo anche io un libro (visto che ci siamo), scritto da una persona che conosco personalmente e stimo:
*
“Camminare, una rivoluzione” di Antonio Labucci, Donzelli Editore, 2011, 15 euro
*
Labbucci non è un camminatore di professione, e non è neanche un camminatore pubblico, non ha mai avuto rubriche alla radio in cui raccontarsi in cammino. La cosa più strana: è un politico (di SEL).
Ma ha sensibilità, e ha colto il potere dirompente del camminare, e il libro cerca di dimostrare questa tesi “non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare e di agire oggi dominante che il
camminare”.
E Labbucci per dimostrare la tesi investiga tra i pensatori che si sono occupati di camminare, partendo da Chatwin e dalle sue riflessioni sul nomadismo, per arrivare a Benjamin e le sue riflessioni sul flaneur.
Interessante la riflessione su democrazia e uguaglianza, che in questo momento sono agli antipodi, perché la democrazia è basata sulla disuguaglianza, e uguaglianza è il valore primo dei camminatori (e quindi democrazia e camminare non stanno insieme), riflessioni che partono da Rousseau…

“Chi cammina fa sempre una doppia esperienza: della differenza e dell’uguaglianza, dell’individualità e della socialità, di se stessi e del mondo. Si cammina sempre dentro un contesto naturale e dentro un contesto
sociale; e siccome i piedi fanno muovere il pensiero, è inevitabile domandare e domandarsi”.
Un libro che invita alla lotta per un mondo migliore, partendo dal camminare. Un libro che si conclude con l’appello “Camminatori di tutto il mondo, uniamoci!”.

Spero ri-incontrarvi presto, lungo il cammino!

Maria


E adesso?…… adesso si continua a camminare, ognuno con il proprio passo e con le proprie possibilità, per se stessi e per gli altri, contaminando chi casualmente incrociamo con i germi di questa rivoluzione dolce, non con discorsi roboanti, ma con il gesto semplice di un passo dopo l’altro……… grazie a tutte e tutti e buon cammino

Valter


Carissimi,
non sono in grado di esprimere tutto quello che mi frulla in testa in questo momento. Accenderò un cero al povero San Caprasio affinché mi ispiri, ma, intanto, in (vana) attesa dell’afflato poetico, mi affido anche io a una citazione letteraria:
“Ridemmo insieme e da soli, a squarciagola e in silenzio, eravamo decisi a ignorare qualunque cosa andasse ignorata, decisi a costruire un nuovo mondo dal nulla, se nulla si poteva salvare del nostro mondo, fu uno dei giorni più belli della mia vita, un giorno in cui vissi la mia vita e non pensai affatto alla mia vita” (“Molto forte, incredibilmente vicino” di J.S. Foer).
Ecco, per me il cammino è stato questo.
Grazie!

Vi abbraccio tutti
Laura


ciao a tutti. ancora un po’ stordita per questa settimana così piacevolmente significativa, vorrei soltanto dire che siete stati tutti davvero fantastici… ognuno con il proprio modo e nella propria unicità, mi avete regalato molto… come ho già avuto modo di dire a qualcuno per me questa esperienza è stata "terapeutica"… sono stata bene e per il momento mi basta… ho condiviso la fatica, la gioia, qualche tristezza, la rabbia, le salite e le discese, il peso dello zaino, il caldo, la pioggia, il vemto, gli insetti, la strada sbagliata, il ritrovare quella giusta, aggirare gli ostacoli, le attese, la voglia di farcela… mi sono divertita… mi ha pervaso un gran senso di leggerezza e di libertà… forse era ciò che cercavo… le risate, le canzoni, le battute, i sorrisi, il gusto di bere una buona birra alla fine della giornata, le serate piacevoli, il buon cibo… niente noia, niente banalità… stare nel qui ed ora mi ha donato serenità e per questo GRAZIE. un abbraccio a tutti con la certezza che continueremo il nostro cammino anche interiore ancora più forti di prima… questo per me è …e adesso…

Daniela


Carissimi, grazie a Francesco che ci ha inziato a questo scambio di opinioni. E adesso… si ricomincia il cammino della vita, là da dove l’avevo lasciato, ma con più forza, fisica e morale, per questa piccola, grande sfida vinta: partire sola, misurarmi con un percorso forse azzardato, trovarmi con persone sconosciute.
Il risultato è stato di gran lunga superiore alle mie più rosee aspettative. Vi ringazio per i silenzi e le chiacchiere, le risate e le confidenze, le cene e le birre. Un abbraccio a tutti.

Carlotta

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Redazione CdC
26 ottobre 2012